VORREI DIRTI COME LA PENSO, MA NON SO DA DOVE INIZIARE!
ANTONELLA si sente tesa e frustrata, vorrebbe dire alla suocera che percepisce le sue attenzioni come eccessive ed invadenti, tuttavia teme che questa reagisca arrabbiandosi. Continua quindi a “sopportare” in silenzio per non turbare gli equilibri familiari.
GIOVANNA vorrebbe chiedere al capo un permesso di due giorni, per poter partecipare ad una manifestazione sportiva a cui desidera prendere parte da anni, ma teme di ricevere un rifiuto, ed essere tacciata di disinteresse e scarso attaccamento all’azienda. Sceglie di mettere da parte ancora una volta il proprio sogno per aspettare “un momento più adatto per l’azienda”.
MARIO è convinto che sul posto di lavoro l’unico modo per ottenere rispetto dai sottoposti sia il “pugno duro”, non perde occasione per provocare, pungolare e “ridimensionare” gli altri con espressioni taglienti. Si dice “Se non lo facessi, chissà come mi tratterebbero?!”, “Appena gli dai una mano, si prendono il braccio!”.
Antonella, Giovanna e Mario sono accomunati da un medesimo fattore:
il non adottare, nelle situazioni sopra descritte, un comportamento assertivo.
Cosa significa?
Antonella e Giovanna non adottano un comportamento assertivo in quanto, in entrambi i casi, scelgono di non esprimere i propri bisogni, interessi e diritti, mettono se stesse in secondo piano, facendo prevalere esigenze e necessità degli altri. Temono di perdere l’interesse e l’apprezzamento dell’interlocutore.
Mario, non adotta un comportamento assertivo, in quanto tiene in scarsa considerazione vissuti, esigenze e bisogni dei suoi sottoposti. È convinto che porre attenzione ai loro bisogni, comporterebbe, inevitabilmente, la perdita del rispetto nei suoi confronti. Mette in secondo piano i diritti altrui, convinto che sia il modo migliore per garantire i propri.
E la persona assertiva? In che modo il suo comportamento si differenzia da quelli riferiti negli esempi?
La persona assertiva è consapevole dei propri bisogni, desideri, interessi e diritti e si adopera per esprimerli e farli valere. Questo nel rispetto dei diritti, bisogni ed interessi degli altri.
La persona assertiva sa quello di cui ha bisogno e non ha paura di esprimere la propria posizione, le proprie esigenze e sentimenti. Riesce, tuttavia, ad esercitare questa potenzialità nel rispetto degli altri, senza farsi manipolare e senza cercare a sua volta di prevaricare il prossimo.
È un modo di gestire i rapporti interpersonali improntato sulla collaborazione costruttiva. Non si cerca un vincitore e un perdente, ma una soluzione che possa soddisfare entrambi gli interlocutori.
Molti lettori potranno pensare a quanto la definizione di persona assertiva sia distante da sé e dai propri comportamenti, tuttavia, il comportamento assertivo, non rappresenta una dote innata, qualcosa che “abbiamo già o non avremo mai”.
Ciascuno di noi può essere più assertivo in alcune aree della propria vita rispetto ad altre (famiglia vs lavoro), o con determinate persone (genitori vs amici), o in certi momenti o fasi della propria vita.
Quello che conta è che si tratta di comportamenti che possono essere allenati.
Attraverso l’esperienza possiamo cambiare il nostro modo di vedere le cose
ed i nostri comportamenti diventando più assertivi.