DICO “A” MA TU CAPISCI “B”: COSA SUCCEDE QUANDO NON CI CAPIAMO.
Conoscete il gioco del telefono senza fili?
Chi non l’ha fatto almeno una volta. I giocatori si posizionano in cerchio ed uno di essi riferisce a bassa voce una frase al vicino, che a suo volta lo riporta al proprio vicino e così via, di orecchio in orecchio, fino a percorrere tutto il cerchio.
Di solito il gioco finisce con una risata collettiva quanto il giocatore, che per primo aveva avviato la trasmissione della frase, ripete ad alta voce il risultato di questo cerchio di comunicazioni, formulando molto spesso una frase ben diversa dalla propria e talvolta addirittura senza senso.
Cos’è successo? E soprattutto cosa ci fa capire questo gioco per bambini?
Ci può far riflettere sul fatto che la comunicazione non è un processo “meccanico”, non si ha la certezza matematica che quello che si afferma venga compreso dall’altro in modo esatto, ovvero nei termini in cui lo si voleva comunicare.
Tutti noi siamo testimoni ogni giorno di fraintendimenti, incomprensioni, malintesi, consegne non capite o capite per metà ed al contempo siamo consapevoli delle conseguenze, talvolta anche molto spiacevoli, di simili fenomeni.
Anche la cultura popolare ci aiuta attraverso i suoi detti, in Veneto si dice “parlare di pane e rispondere di polenta”, ma anche in altre zone d’Italia e del mondo vi sono espressioni diverse ma dal significato simile.
Queste difficoltà fanno parte del nostro essere “umani”, tuttavia l’essere consapevoli degli elementi che possono interferire con una buona comunicazione offre degli strumenti e delle opportunità per limitare le occasioni di incomprensione.
Proviamo a porci alcune domande….
Colui che parla sta facendo tutto ciò che è in suo potere per farsi capire?
-Sta parlando a voce abbastanza alta?
-Scandisce sufficientemente le parole?
-Si accerta che le condizioni in cui sta parlando siano favorevoli ad una buona comprensione?(ad esempio tenendo presenti fonti di rumore o di possibile interferenza)
-Utilizza parole che l’altro può capire? (A molti è capitato di sentirsi smarriti di fronte alle spiegazioni tecniche di un commesso che usava un linguaggio troppo specialistico e di nicchia)
-Si assicura di essere stato compreso, facendo domande di verifica o ripetendo gli aspetti più importanti del discorso?
Colui che ascolta sta facendo tutto ciò che è in suo potere per capire?
-É pienamente dedito ad ascoltare il messaggio dell’altro o sto facendo/pensando ad altro in parallelo?
-Si sta assicurando di aver capito, ad esempio chiedendo conferma o chiedendo all’altro di ripetere?
-Sta facendo presente all’altro che ad esempio non conosce certi termini che questi usa?
-Sta facendo presente all’altro che ci sono delle condizioni fisiche che limitano la sua capacità di comprendere (ed esempio il sentirsi confusi e assonnati a causa di un brutto raffreddore? O l’essere vicino ad una fonte di rumore durante una conversazione telefonica?)
Queste sono solo alcune delle domande che possiamo farci per iniziare a riflettere sugli elementi che favoriscono ed ostacolano una buona comunicazione.
Tali domande ci aiutano a capire che:
· Abbiamo un ruolo attivo, ben più di quanto siamo abitualmente portati a pensare, nel determinare il buono o il cattivo esito di una comunicazione.
· Possiamo mettere in atto degli accorgimenti e delle strategie per migliorare la qualità delle nostre comunicazioni.