COME SAREBBE LA NOSTRA VITA SENZA EMOZIONI?!
Certo, a fronte di eventi dolorosi, difficoltà di vario genere in ambito lavorativo, economico, affettivo o di un qualsiasi altro evento o situazione che ci provochino sofferenza, a chi non è capitato, almeno una volta, di voler sottoporsi ad un’anestesia o addirittura ad un’ asportazione vera e propria di quella parte del nostro cervello responsabile del nostro dolore? Un dolore che spesso innesca, quasi in automatico e a grappolo, sensazioni di rabbia, frustrazione, con ricadute anche rilevanti sulla qualità della nostra vita e delle nostre relazioni sociali. La logica del via il dente- via il dolore, a ben guardare in realtà, non è per nulla logica in senso stretto, dal momento che scaturisce anch’essa da un’emozione: la sofferenza, appunto e il volere strapparsela di dosso.
Proviamo per un istante ad immaginarci davvero di esistere, vivendo tutti i giorni senza emozioni o anche solo di poter scegliere esclusivamente di provare ciò che ci fa stare bene.
Ezra Pound sosteneva che “Non vi è intelligenza senza emozione”. Come avrebbe potuto l’uomo, dall’antichissimo primate qual era, evolversi fino a diventare quell’antenato più prossimo a noi che è l ’homo sapiens, se non grazie a quello strenuo e incessante braccio di ferro con le forze della natura? Come si sarebbe potuto accrescere quello che è il tratto distintivo dell’essere umano, cioè l’intelligenza, nella molteplicità delle sue funzioni, quali ad esempio l’apprendimento, la memorizzazione, il pensiero analitico e strategico, se quel primate fosse sempre vissuto nell’Eden, senza stimoli così potenti per appagare i suoi bisogni e per aguzzare l’ingegno per soddisfarli? Impossibile stabilirlo con certezza, ovviamente, ma c’è ragione di dubitare sul fatto che l’evoluzione della specie sarebbe stata la stessa…
Oggi, per fortuna, (o meglio: grazie ai progressi dei nostri antenati per prolungare le aspettative di vita e migliorarne, complessivamente, le condizioni) la maggior parte di noi non è più costretta a lottare per la propria sopravvivenza contro bestie feroci e calamità naturali sconosciute e incontrollabili, altri bisogni si sono fatti largo, affinandosi sempre di più, come, ad esempio, quello di appartenere ad un certo contesto sociale e di esserne riconosciuti a pieno titolo, o quello di trovare un motivo profondo legato all’esistenza, che vada oltre le funzioni fisiologiche basilari, verso una crescita personale che porti al raggiungimento degli obiettivi prefissati, per un benessere che coinvolga anche le persone con cui interagiamo ogni giorno.
In queste nuove direzioni, l’utilità e la sfida di oggi è di saper leggere le informazioni che stanno racchiuse dietro ad ogni tipo di emozione. E’ dimostrato infatti che non esistono emozioni positive, così come non ne esistono di negative: le emozioni sono innanzitutto un importantissimo veicolo di informazioni che dovremmo imparare a decifrare per riuscire poi a gestirle a nostro favore, in linea con i nostri valori e i nostri desideri. Perché è solo coniugando al meglio la mente razionale con quella emozionale che potremo cambiare i nostri comportamenti disfunzionali, prodotto di una concatenazione stimolo-risposta che abbiamo imparato in passato, senza dubbio con intenzioni positive, ma che oggi se partono in automatico, come spesso avviene, possono rivelarsi molto dannose nelle conseguenze.
Francesca Seno