Neurovoice: la voce di conforto nella relazione intima

Neurovoice: la voce di conforto nella relazione intima

Neurovoice: la voce di conforto nella relazione intima

Neurovoice – Anna Cantagallo spiega come la voce riesce a canalizzare le nostre emozioni e quelle altrui

 La voce, parte integrante della comunicazione, rappresenta una facciata che il mondo all’infuori di noi vede e determina, in maniera sottile, come questo può rispondere ai nostri suoni.

Analizziamone ora le diverse caratteristiche fondamentali, e la loro importanza dal punto di vista comunicativo.

Gli esseri umani hanno sviluppato fonemi e suoni per comunicare.

Questo si è rivelato utile da un punto di vista evoluzionistico: sapere se il nostro compagno di caccia di qualche millennio fa ci stava cercando, chiedendo aiuto perché in pericolo o ci avvisava di scappare, ne sarebbe andato della nostra vita stessa.

Da un punto di vista esistenziale, la voce è un fenomeno che per il suo esistere dipende da uno strumento a fiato, la laringe, un tubo cartilagineo che regola l’entrata dell’aria dentro e fuori l’albero respiratorio e da una cassa di risonanza formata dalla faringe, dalla cassa toracica, dalla bocca e le sue diverse componenti e dalle cavità nasali e paranasali.

Neurovoice: la voce di conforto nella relazione intima

Ognuna di queste strutture anatomiche è collegata a diversi centri cerebrali, per cui la voce viene emessa e, fino a un certo punto, modificata in maniera conscia.

All’interno della laringe, ben tese, troviamo le due corde vocali, che vibrano al contatto con l’aria che esce (corrente espiratoria) e creano la voce.

Questa può variare d’intensità se cambia la forza di vibrazione delle corde vocali. Quindi più intensa la vibrazione delle corde, più alto il volume della voce.

La vibrazione modula anche il timbro della nostra voce. Se la vibrazione delle corde è intensa, la voce sarà più acuta e molto forte. Se invece la vibrazione delle corde è debole, la voce sarà più profonda e bassa come frequenza.

Ciò non significa che una voce bassa/profonda non sia una voce da leader: tutt’altro.

“Una caratteristica fondamentale di un leader è la sua capacità di incantare e un tono di voce basso: un timbro profondo, alla Morgan Freeman è stato dimostrato essere sessualmente attraente dal pubblico femminile.

Il leader di successo deve ammaliare gli altri con la sua voce.” illustra Anna Cantagallo.

Il motivo per cui un leader deve far della sua voce la bandiera di chi è, viene dato da un famosissimo studio sulla comunicazione pubblicato negli anni 70: il 93% della comunicazione che instauriamo ogni giorno è non-verbale.

Ciò significa che le parole contano poco nella vita di tutti i giorni, mentre ciò che realmente fa la differenza sono il nostro modo di comportarci, di ascoltare, di vestirci, di gesticolare e anche parlare.

Ne consegue che dall’utilizzo non appropriato della propria voce possono derivare forti incomprensioni: una mamma che un minuto prima chiama ‘Amore’ il proprio bambino e un secondo dopo grida in maniera decisa ‘Fermo!’ e lo fa con una faccia arrabbiata, dà un messaggio doppio al figlio:

ti amo ma in questo momento ti comunico un messaggio di rabbia. Ti amo ma sono arrabbiata. L’ambivalenza della comunicazione potrebbe mostrarsi deleteria per la futura psiche del bambino.

Questo per due motivi:

  • I bimbi piccoli possono già distinguere un tono di voce adirato, felice o neutrale. Questo in conseguenza dell’attivazione di specifiche aree cerebrali nell’emisfero destro e nella corteccia temporale. Le emozioni, dunque, modulano il processo di comprensione e decodificazione della voce. Sia materna, che delle altre persone vicino a loro.
  • La voce materna è stata dimostrata essere un tranquillante naturale. Una popolazione di bambini aventi preso parte ad un esame è stata divisa in 3 gruppi dopo la prova. Un gruppo incontrava la mamma e veniva confortato con contatto umano e parole dolci. Il secondo gruppo telefonava alla mamma, mentre il terzo gruppo entrava in una stanza per guardare un film molto triste. I ricercatori hanno misuraro i livelli di cortisolo (ormone dello stress) e di ossitocina (ormone del bonding – creazione di contatto – umano) prima del test e dopo aver visto/telefonato la mamma o visto il film. “Non stranamente, nel gruppo che riceveva una consolazione fisica la discesa del cortisolo e lo spike di ossitocina erano lampanti. Ciò che ha sorpreso i ricercatori è la ripetizione del medesimo fenomeno nel gruppo che aveva solo telefonato alla mamma. La voce di quest’ultima si era dimostrata così indubitabilmente amorevole che non c’era stato bisogno di contatto per avere un’ondata cerebrale di ossitocina. Come se la voce della mamma fosse una calda trapunta per i propri dispiaceri. Quindi, la voce della mamma sembra avere un potere calmante per la psiche di chiunque e un repentino cambiamento della stessa è percepito come un rischio o un pericolo.” spiega Anna Cantagallo.

Neurovoice: la voce di conforto nella relazione intima

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